CARNEVALE NEL SUD ITALIA



Nelle regioni del Sud Italia è rinomato il particolare Carnevale pugliese di Putignano, ma è largamente festeggiato anche in Campania, in Basilicata e in Sicilia, con ricostruzioni di eventi storici e spettacolari carri allegorici.


LE FESTE DI CARNEVALE IN CAMPANIA

LA "VECCHIA 'O CARNEVALE"
In diversi centri campani, come ad esempio nel Salernitano, a Bellizzi, nel Napoletano, a Pomigliano d'Arco, a Celsi, a Cesinali, e nel Casertano, a Galluccio e a Maddaloni, in gennaio si svolge la festa di Sant'Antonio Abate, con caratteristici fuochi, chiamati "cippi". Questa è la data che segna l'inizio del colorato Carnevale. Il simbolo del Carnevale è rappresentato dalla "Vecchia 'o Carnevale". Sulla sua gobba vi troneggia un "Pulcinella", altro simbolo tipico del Carnevale campano, che viene trasportato in giro per i bassi. Pulcinella è una maschera che discende dalle favole atellane, un misto tra il "Maccus" osco, da cui prende le caratteristiche di essere lazzarone e invadente, e del "Pappus" latino, da cui prende le caratteristiche di essere saccente e fifone.

ZUPPA DI CARNEVALE NAPOLETANA
Tra le cento specialità della cucina napoletana, forse una è poco nota, e riguarda una preparazione speciale per festeggiare il Carnevale: si chiama "zuppa forte" o anche "zuppa di soffritto", è un saporoso intingolo di frattaglie di maiale tagliate a pezzi, soffritte e portate a termine di cottura in sugo di pomodoro con abbondante peperoncino rosso. E' tradizione prepararla per Carnevale in grande quantità in modo che duri parecchi giorni. La si conserva fredda e man mano che si vuole mangiare se ne riscalda la porzione dovuta, servendola spesso su fette di pane casereccio.

PULCINELLA E AMICI IN FESTA
Ad Avellino, come in tutta l'Irpinia, molti personaggi mascherati del Carnevale sono riconducibili all'amata maschera di Pulcinella. Insieme colorano di comicità pungente il corso principale del capoluogo, dove si tengono vere e proprie rappresentazioni teatrali accompagnate da musici, farsa e burla, con irriverente sarcasmo.

LA TARANTELLA DI CARNEVALE A MONTEMARANO
I cortei di carnevale a Montemarano, paese in provincia di Avellino, sono tutti in maschera, con la particolarità che sono scanditi da una contagiosa tarantella, accompagnata da fisarmoniche, tamburelli e clarini.


LE FESTE DI CARNEVALE IN PUGLIA

LE PROPAGGINI DI PUTIGNANO
Putignano è un comune in provincia di Bari, che sorge sulle Murge, a 372 metri di altitudine. E' un centro di villeggiatura, famoso anche per il suo colorato Carnevale, festeggiato lungamente e con grande spiegamento di forze. Il Carnevale va in scena in una data considerata un po' insolita, e cioè il 26 dicembre e il periodo di festa è inaugurato dalla memoria del trasporto delle reliquie del santo patrono della città, Santo Stefano.
Sono spettacolari i grandi carri allegorici, che sfilano negli ultimi giorni del Carnevale. Durante l'occasione del Carnevale di Putignano viene ripresa una antica usanza contadina: si svolge la festa delle "propaggini", che segna l'inizio vero del Carnevale.
Poeti satirici estemporanei, magari in maschera, intonano vari canti, e danno vita al "Rito delle Propaggini". Sono satire pungenti contro fatti e autorità dell'anno trascorso. I poeti si recano in giro per le vie del paese, a canzonare, prendendo di mira fatti e misfatti locali e anche nazionali.

LE FESTE DI CARNEVALE IN BASILICATA

LE DANZE DI TRICARICO
Tricarico è il nome di una cittadina in provincia di Matera, dove le danze e i canti di antica tradizione lucana sono i protagonisti assoluti del Carnevale, che viene festeggiato per le vie del centro cittadino, con molta partecipazione popolare.

LA POLENTATA DI NEMOLI
Ogni anno, a Nemoli, un piccolo centro in provincia di Potenza, il Carnevale viene festeggiato in allegria. L'addio del periodo di festa carnevalesco viene celebrato nella piazza centrale del paese, dove ci si può riscaldare con la tradizionale Sagra della Polenta, con assaggi per tutti i presenti ai festeggiamenti.

LA SFILATA DI PATERNO
La tradizionale e colorata sfilata di carri allegorici e maschere per i festeggiamenti del Carnevale di Paterno, una cittadina nella provincia di Potenza, attira ogni anno, numerosi visitatori.


LE FESTE DI CARNEVALE IN CALABRIA

IL CARNEVALE E LA QUARESIMA BRUCIATI
In alcune cittadine calabre, come nella provincia di Vibo Valentia, a San Nicola da Crissa, e nella zona di Catanzaro, a Borgia e a Girifalco, i riti del Carnevale sono rappresentazioni drammatiche, che raggiungono il loro momento culminante durante i Cortei Funebri e nei Processi al Carnevale. Si concludono sempre con la condanna a morte del fantoccio di Carnevale. Il fantoccio viene solitamente bruciato oppure anche precipitato da una rupe. Accanto al fantoccio del Carnevale è sempre presente la figura della Quaresima, che è rappresentata da un fantoccio che viene appeso ai comignoli o anche alle finestre delle case, nell'attesa di essere bruciato il Sabato Santo, come rito purificatorio.

LE FESTE DI CARNEVALE IN SICILIA

LE LOTTE DI TERMINI IMERESE
Il Carnevale viene festeggiato a Termini Imerese, secondo la consuetudine, con una spettacolare sfilata di carri allegorici che rappresentano "Le Lotte", colorati coriandoli e stelle filanti.
Termini Imerese è la "Thermae Himerenses" degli antichi Romani, ed è un importante stazione termale e un centro industriale in provincia di Palermo. Nella parte alta della città sono presenti numerosi monumenti interessanti, fra cui il seicentesco Duomo, che conserva una bella croce a due facce, opera di Pietro Ruzzolone del 1484. Nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, del quindicesimo secolo, negli affreschi ci sono scritte in dialetto siciliano antico. Sono molto belli anche i giardini di questa cittadina: il Belvedere Principe Umberto che si apre dietro il Duomo con una vista incantevole sulla costa.


LE SFILATE BAROCCHE DI ACIREALE
Acireale è un prezioso gioiello barocco della Sicilia Orientale, in provincia di Catania, che si colora di festa per il Carnevale più famoso del Sud Itala. La sfilata dei carri unisce nobiltà, religione e cultura in un tripudio di maschere, con l'ironia dei carri allegorici e di quelli infiorati e con il ricco banchetto che precede il Martedì Grasso
Il Carnevale di Acireale è gemellato con quello di Viareggio ed è inserito nella omonima lotteria nazionale.
Le testimonianze del passato di partecipazione popolare al più famoso Carnevale siciliano sono moltissime, come ad esempio il bando della "Corte Criminale di Jaci", che nel Seicento vietava la battaglia tra i "carusi" con i lanci di agrumi, come si fa in modo simile al Carnevale di Ivrea, in Piemonte.
Questa Carnevale, con la sua straordinaria spettacolarità, è ormai noto come "il più bel carnevale di Sicilia". Ha origini antichissime e alcune delle sue usanze risalgono al XVII secolo, quando gli squadroni di contendenti duellavano lanciandosi uova marce.
Con il passare del tempo è divenuto sempre più raffinato per merito anche dei poeti di strada, gli "abbatazzi", che si sfidano nelle piazze della città, improvvisando rime e brevi poesie. Le prime sfilate di carri con le maschere di cartapesta si fanno risalire al 1880, mentre nell'anno 1930 fanno la loro prima comparsa le sfilate dei carri infiorati, cioè delle maestose costruzioni realizzate con i garofani. Negli anni 1950 e 1960 si affiancano ai carri allegorici e alle macchine infiorate anche i minicarri, detti "lilliput", a bordo dei quali trova posto un bambino.
Anche le tradizioni si sono andate via via raffinando e rivivono ogni anno in un carnevale sempre più colorato e vario, e tutta la città diventa un enorme giostra con i giochi popolari tipici del carnevale e di altre feste popolari, come l'albero della cuccagna, il tiro alla fune, la corsa dei sacchi.
La satira e la derisione dei potenti assunse le forme di "Abbatazzu", una maschera irridente a nobili ed ecclesiastici, ma autorizzato dalla Chiesa. In seguito i "baruni" di Jaci diventarono il bersaglio del feroce e ironico sarcasmo popolare espresso con sfavillanti maschere e con i "Manti", ovvero costumi ricchi di fronzoli che garantivano il perfetto anonimato di chi li indossava.
La sfilata delle carrozze dei nobili, chiamata "Cassariata", era l'occasione per lanciare alla folla confetti multicolori, da allora Acireale ha saputo mantenere e valorizzare questa tradizione, grazie a maestranze che per tutto l'anno lavorano per preparare opere di pregevole spettacolarità. I carri sono multicolori e infiorati e assumono varie forme e dimensioni, ci sono infatti quelli in miniatura, con soggetti dedicati ai bambini, e i caratteristici carri allegorici, sempre più sofisticati, colorati e mastodontici. Anno dopo anno la gara è diventata una sfida tra decine di famiglie acesi, che danno anima e corpo a favole dolci e romantiche, a satire pungenti contro un costume, un personaggio, una moda oppure anche un modo di dire. Si esprime in un'estetica armonica e sfavillante il giudizio popolare sui protagonisti della vita nazionale, che diventano fantocci da irridere e da screditare scherzosamente nel tripudio di migliaia di partecipanti.
L'arte di cartapesta trasforma lo scenario della Basilica di San Sebastiano, della piazza del Duomo e della Basilica dei Santi Pietro e Paolo, in una scenografia magica, che sovrasta il reale e il quotidiano. I carri infiorati sono decorati con oltre quarantamila garofani e sono una emozionante vista per gli spettatori che giungono ad Acireale da tutta la Sicilia ma anche da molte località fuori regione. Durante l'ultimo fine settimana che precede il Martedì Grasso gli spettatori culminano in una folla di quattrocentomila persone. Intorno alla festa carnevalesca è tutto un fiorire di giochi, spettacoli di piazza, mostre, concorsi e serate danzanti, fino al gran finale del Carnevale, rappresentato dal Martedì Grasso e dal tradizionale rogo del Re del Carnevale.


IL MASTRO DI CAMPO DI MEZZOJUSO
A Mezzojuso, una cittadina di tremila abitanti nella zona del Palermitano, il Carnevale è allegramente animato dal personaggio locale, che prende il nome di "Mastro di Campo", e dalla tradizionale sfilata di carri allegorici. A Mezzojuso, come in altre zone della Sicilia, ci sono numerose colonie di Albanesi venuti nel Quattrocento. Restano quindi reminescenze che hanno influenzato le manifestazioni con il rito greco-ortodosso e i loro antichi splendidi costumi, che hanno gelosamente custodito e conservato.

IL NANNU DI CINISI
A Cinisi, in provincia di Palermo, il personaggio tipico del Carnevale locale è il "Nannu", che alla fine dei festeggiamenti carnevaleschi viene arso vivo nella pubblica piazza, con numerosa folla ad assistere.

IL CARNEVALE A NOVARA
Fra le numerose manifestazioni che si tengono in tutta la regione, è caratteristico il carnevale di Novara di Sicilia, comune con 1700 abitanti della provincia di Messina. Oltre ai festeggiamenti e alle sfilate in maschera, c'è anche la corsa del pecorino, con tanto di sagra finale.

LE SFILATE DI SCIACCA
Sciacca è un importante stazione termale e balneare con 39.000 abitanti, in provincia di Agrigento, e i festeggiamenti del Carnevale sono molto rinomati. La festa si svolge per le vie del centro cittadino, dove molta gente si scatena con musica, balli, spettacoli e tanto altro ancora.

LE FESTE DI CARNEVALE IN SARDEGNA

IL CARNEVALE CAGLIARITANO
Il carnevale di Cagliari un tempo era ricco di manifestazioni di rilevante interesse folcloristico, la festa si concludeva sempre con la messa al rogo del re del Carnevale bruciando un bel fantoccio. Inoltre erano presenti le "rantantinas" cioè grosse mascherate musicali, oltre a una maschera che detta "panettera" nella quale era ben visibile il suo ruolo accusatore della comunità.
Oggigiorno è quasi scomparso e ha un ruolo molto dimesso anche se si svolgono sfilate con variopinti carri allegorici e tante maschere.


L'ANTICO CARNEVALE DI OTTANA
Ottana è un comune di origine preistorica con più di 2.600 abitanti nella provincia di Nuoro. In questa cittadina si svolte un Carnevale di grande interesse: il rito agrario viene mimato in tutta la sua purezza attraverso delle particolari maschere, i "boes", dall'aspetto bovino, che marciano producendo curiosi rumori con la bocca. Protagonisti del carnevale di Ottana, oltre ai boes, sono i "merdules", maschere con pelli di maiale dall'aspetto umano che si rotolano per terra.
Sia i boes che i merdules sono vestiti in modo rozzo, hanno il viso coperto da massicce maschere di legno che vengono realizzate da abili artigiani locali, e i merdules portano pesanti grappoli di campanacci.
Tutti gli abitanti di Ottana sono presenti alla manifestazione, o con maschere o quanto meno con il viso tinto di scuro. Tutti partecipano a "su ballu de sa puente", una danza di origine bizantina, che in passato si svolgeva attorno ad un piatto metallico, come quelli che si adoperano in chiesa per raccogliere le offerte. Ad imprimere il ritmo del ballo è il suonatore che colpisce il piatto con una chiave.

LA SFILATA DI TEMPIO
Tempio Pausania è il recente capoluogo della Gallura, è rinomato per la produzione del sughero e di pregiato vino. Durante il periodo carnevalesco attira folle di appassionati da tutto il nord dell'Isola, per dar luogo ai festeggiamenti con variopinti carri allegorici e tante maschere che percorrono il centro storico della cittadina. Da ultimo sfila il fantoccio del "Re Giorgio" e la manifestazione carnevalesca si conclude con la messa al rogo del re del Carnevale.

MAMUTHONES E ISSOCHADORES DI MAMOIADA
Nel cuore della Barbagia, a Mamoiada, un centro situato in collina con più di 2.500 abitanti, ogni anno si tiene un carnevale indimenticabile, con costumi locali che si ispirano ad antichi riti pagani.
Le maschere, dette "mamuthones" e "issochadores", si possono distinguere in vincitori e vinti. I mamuthones sfilano numerosi, grandi e piccini, con passo ritmico e lugubre, per le vie di Mamoiada, trascinando sulle spalle pesantissimi grappoli di campanacci. I secondi, gli "issochadores", compagni dei mamuthones, sono baldanzosi e a cavallo, non indossano la maschera e sono provvisti di lunghe corde con le quali tentano di prendere al laccio i mamuthones e, poiché sono dotati di abilità, riescono a prendere al laccio anche qualche persona tra gli spettatori. Infine, a conclusione della giornata, si tiene il ballo nella piazza principale, presente il simbolo carnevalesco di "Iuvanne Martis".
È notevole il contrasto fra i due costumi. Gli "issochadores" indossano una camicia bianca con corpetto rosso e pantaloni di velluto scuro. Il copricapo ricorda un po' il cappello dei cowboy e di questi assumono il ruolo mimando la cattura dei cavalli selvatici. I "mamuthones" invece nascondo il viso indossando maschere di legno intagliate in modo approssimativo, hanno il capo coperto da un fazzoletto marrone legato sotto il mento e indossano un abito di velluto scuro e su di esso grandi pelli di montone.
Il termine "mamuthones" deriva da "Maimone", cioè il diavolo per eccellenza, questo personaggio ha un'origine tanto lontana da non poter essere definita e costituisce il motivo più interessante dal punto di vista etnologico. La danza può essere considerata un rito pagano propiziatorio poiché il passo pesante avrebbe lo scopo di sollecitare la produttività della terra.
A fine giornata è indispensabile l'aiuto di qualche buon amico per liberare i mamuthones dai pesanti costumi che hanno indossato per tutto il giorno.


LA SARTIGLIA
A Oristano il Carnevale è sinonimo di "Sartiglia", una antica festa equestre che trae la sua origine dalla cultura spagnola del tardo Medioevo. La Sartiglia non è un semplice carnevale ma una giostra equestre, un gioco cavalleresco che consiste nell'infilare uno stocco, o un'arma bianca da combattimento, dentro un anello sospeso sul percorso di un cavaliere lanciato al galoppo.
Lo scorso secolo il gioco dell'anello era comune a quasi tutta la Sardegna, se ne ricorda uno spettacolare che si era tenuto a Cagliari nel 1714, in occasione della nascita di un principe spagnolo. Oggi è limitato a pochissimi paesi, e solamente a Oristano assume il fasto e il colore di un superbo ed eccezionale evento del folclore autentico, senza ritocchi e rimaneggiamenti dovuti a necessità turistiche.
La Sartiglia oristanese viene corsa due volte all'anno, l'ultima domenica di Carnevale e il martedì precedente le Ceneri.
Il nome Sartiglia deriva dallo spagnolo "sortija" che significa anello e le sue origini risalgono all'epoca in cui la Sardegna era sotto il dominio spagnolo.
La maschera dominante della Sartiglia è "Su Componidori", il re della festa, che ogni anno viene eletto dai rappresentanti delle corporazioni degli artigiani e dei contadini. Si tratta di un cavaliere mascherato e ieratico che orchestra la manifestazione, infatti è lui che la apre e che la chiude, è l'espressione del "gremio", anche questo termine è spagnolo, cioè delle associazioni di mestiere alle quali spetta l'organizzazione della corsa e di esse veste il costume.
Un gruppo di fanciulle, anche queste in costume agghindano Su Componidori nel giorno della festa. Il "re" infatti deve sottoporsi ad un lunghissimo rituale della vestizione, al termine del quale viene appoggiata sul volto del cavaliere una maschera. Da quel momento in poi Su Componidori non può più mettere piede a terra, se non a manifestazione conclusa. Viene issato su un cavallo, e l'eletto percorre le vie del centro storico di Oristano, che nel frattempo sono state preparate per la festa e ricoperte di sabbia fine.
Su Componidori benedice la folla con il singolare scettro di viole mammole e, insieme un centinaio di suoi cavalieri, tutti rigorosamente in costume tradizionale, si lanciano al galoppo per infilzare la spada al centro di una stella sospesa di fronte alla facciata del Duomo cittadino. La riuscita dell'impresa assicura una primavera ricca e prosperosa.
Un tempo la Sartiglia era riservata solamente ai nobili, adesso vede i giovani cavalieri in maschera che si confrontano nell'uso della lancia, in groppa a cavalli addobbati con coccarde colorate e pizzi di seta.
Il fatto che il cerimoniale che accompagna la Sartiglia sia giunto sino ad ora senza contaminazioni di sorta, fa sì che questa corsa carnevalesca sia uno spettacolo di interesse eccezionale per gli studiosi di folclore, per comuni spettatori o semplici turisti, che possono così risalire ai pittoreschi giorni della cavalleria.





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